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Meglio liquidi? Sì, per un pò

di Isabella Della Valle

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13 settembre 2008

Hanno rialzato la testa. I fondi di liquidità ad agosto hanno incassato 418 milioni. Di per sé la cifra non sarebbe eclatante (nell'agosto dello scorso anno questa categoria raccolse 4,7 miliardi), se non fosse che si tratta dell'unica tipologia che sia riuscita a chiudere i conti in attivo dopo quattro mesi consecutivi di conti in rosso (da gennaio a luglio ha perso 6,4 miliardi). Non solo. Lo ha fatto in un momento
particolarmente difficile per il settore e in un mese in cui notoriamente la gente preferisce pensare alle vacanze piuttosto che agli investimenti.
Il ritorno verso questi strumenti, che complessivamente gestiscono 93 miliardi e hanno un'incidenza sulle masse totali del 18,4% (rendimento annuo del 2,6%), è comunque un segnale e va letto con una chiave di lettura più ampia che non dovrebbe limitarsi al solo comparto dei fondi comuni. È probabile che le famiglie, dopo l'ennesimo scossone che di recente in due sole sedute ha fatto bruciare ai listini europei 310 miliardi di capitalizzazione, abbia voglia di mettere i propri soldi al sicuro ancora per un po'. Lo conferma anche il successo dell'ultima asta dei BoT, i cui rendimenti hanno toccato i massimi dal 2001.
Insomma il messaggio sembra chiaro: prevale la voglia di sicurezza. Troppe le incognite all'orizzonte per impostare investimenti in Borsa, anche se gli indici sono a livelli molto bassi ed è da un anno che la direzione dei listini, salvo qualche sporadica eccezione, è indirizzata al ribasso. La crisi del credito continua far sentire i suoi effetti sul sistema finanziario mondiale, le stime di crescita sull'economia europea sono costantemente riviste al ribasso, le tensioni dal versante inflazionistico sono tornate a farsi sentire un po' dappertutto
e le elezioni statunitensi, con tutte le incognite che comportano, sono alle porte.
In questo scenario ecco chi tra i fondi di liquidità ha raccolto di più. La pole position spetta ad Anima Liquidità, che ha incassato 83 milioni, seguito da Eurizon Focus Tesoreria e Ubi Pramerica Euro Cash, rispettivamente in attivo per 52,7 e per 27,8 milioni.
«Sul nostro fondo – spiega Alberto Foà, amministratore delegato di Anima Sgr – la raccolta è sempre stata positiva perché costa solo lo 0,12% all'anno e rende bene, vale a dire il 3,7% netto (il prodotto migliore su base annua è stato Agorà Cash che si è rivalutato del 3,9%, ndr)». Secondo l'ad di Anima su questa tipologia di fondi la vera differenza viene fatta dai costi, la cui incidenza è determinante per la performance. «Il mercato azionario da tempo ha imboccato la via del ribasso – prosegue Foà –, quindi è ovvio che la gente si sia orientata sui prodotti di liquidità e sui garantiti. Fanno bene? Fino al 2007 hanno avuto ragione e finora anche». Questo è un momento in cui c'è grande diffidenza in giro. «Trovo sia sensato stare sulla parte breve della curva – afferma Tommaso Corcos, amministratore delegato di Fideuram Investimenti– e non estenderei la duration perché una curva così piatta non è remunerativa. Giustifico questo
atteggiamento di prudenza dal momento che le incognite dei mercati sono molte, ma non esagererei».
Potrebbe quindi valere la pena cominciare a riaffacciarsi sull'equity. «Con le Borse così sottovalutate sì, ma in maniera graduale. Per questo noi proponiamo uno switch programmato che periodicamente sposti, a costo zero, una parte dell'investimento dal fondo di liquidità verso l'azionario». Dello stesso avviso anche Corcos. «Per chi ha un orizzonte temporale ragionevolmente lungo – spiega l'ad di Fideuram – ci sono delle situazioni interessanti, come ad esempio gli emergenti, che hanno ancora un potenziale significativo e sono scesi molto. Il primo step, comunque, lo farei sui mercati statunitense, giapponese e europeo, poi guarderei con attenzione la Russia, anche se c'è il rischio politico, e in terza battuta opterei per Taiwan, per la Cina e per l'India che sono tornate a multipli più che ragionevoli». Prudenza, quindi, ma con un occhio in Borsa.

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